

Il quartiere
newyorchese di Harlem si trova in una vasta area a nord
del Central Park ed è la zona della città in cui
risiede la popolazione di colore, motivo per cui è
conosciuto in tutto il mondo come il quartiere nero di
New York. Fondato nel 1658
dagli olandesi con l'intento di realizzare un'area
residenziale per la borghesia, a partire dal 1880 Harlem
fu abitato dagli ex schiavi neri utilizzati per la
costruzione di Broadway, la via che collega il quartiere
stesso al centro di New York.
A causa degli alti affitti le famiglie nere dovevano
nutrirsi con cibi poveri quali l'avena, e proprio per
questo le case del quartiere vennero soprannominate
oatmeal flats (appartamenti d'avena). Harlem è
stato, ed è tuttora, una delle culle della cultura afro-americana. Protagonista,
negli anni Venti e Trenta, dell'espansione del grande
jazz, il quartiere ha ospitato nei suoi ormai mitici
locali, il Cotton Club e il Sugar Cane, musicisti del
rango di Duke Ellington e Count Basie.
Questo periodo d'oro del quartiere nero, in cui persino
la ricca borghesia vi si recava per assistere agli
spettacoli dei grandi jazzisti, è noto come il
Rinascimento di Harlem. Al contrario gli
anni Sessanta hanno segnato per questa zona della
metropoli un punto di svolta negativo; la povertà, la
criminalità e il sovraffollamento hanno fatto sì che
Harlem diventasse un vero e proprio ghetto.
La sua pericolosità è ormai nota a tutti, anche se, in
realtà, il tasso di criminalità è superiore nei
quartiere di Brooklyn e nel South Bronx.
Oggi, fortunatamente, sono stati recuperati alcuni
importanti edifici tra cui il celebre Apollo Theatre,
palcoscenico dei grandi jazzisti neri, e lo Studio Museum, un museo dedicato alla diaspora africana e alla
cultura afro-americana. Un tratto
caratteristico di Harlem è la presenza di numerose
chiese cristiane; la popolazione nera di New York
professa infatti prevalentemente le fedi battista,
metodista e pentecostale.